Il ministro libanese uscente degli Affari sociali, Hector Hayar, ha accusato lunedì l’Alto Commissariato per i Rifugiati (UNHCR) di utilizzare i rifugiati siriani in Libano come ostaggi a causa della narrativa internazionale sulla mancanza di garanzie di sicurezza per il loro ritorno.
«Sembra che ci troviamo di fronte a una tendenza generale a tenere gli sfollati in ostaggio di una decisione specifica», ha detto, aggiungendo che prima o poi i rifugiati siriani saranno «una bomba a orologeria» per le Nazioni Unite, come ha riferito il portale di notizie Lebanon 24.
Hayar ha invocato il dialogo e ha chiesto di porre fine alle voci per consentire a «coloro che vogliono tornare volontariamente» di farlo «in sicurezza». «Sono abituati a vivere qui, come un prigioniero che dopo dieci anni si abitua ad essere imprigionato e preferisce rimanere piuttosto che essere rilasciato», ha detto.
«L’UNHCR non ha i mezzi per venire in aiuto a tutti i rifugiati, ma non li incoraggia nemmeno a tornare, il che ci porta a porci delle domande politiche», ha spiegato il ministro libanese, secondo quanto riportato da L’Orient le Jour.
A questo proposito ha spiegato, nel contesto di un piano del governo uscente di Nayib Mikati che prevede il rimpatrio di 15.000 rifugiati al mese, che ci sarà una terza fase dopo il completamento della prima e della seconda.
A metà ottobre, Amnesty International ha chiesto alle autorità libanesi di fermare il processo in quanto i rifugiati siriani in Libano «non sono in grado di prendere una decisione libera e informata sul loro ritorno».
«Facilitando con entusiasmo questi rimpatri, le autorità libanesi stanno consapevolmente mettendo questi rifugiati siriani a rischio di gravi abusi e persecuzioni al loro ritorno in Siria», ha dichiarato Diana Semaan, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.
Il primo ministro libanese ad interim, Nayib Mikati, ha minacciato a giugno di espellere i rifugiati siriani, sostenendo che il Paese «non è più in grado di sostenerne il peso», in una profonda crisi economica e sociale che ha fatto scattare l’allarme internazionale.
Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), la guerra in Siria ha causato la fuga di circa 5,7 milioni di persone verso altri Paesi della regione, tra cui circa 840.000 che hanno attraversato il confine con il Libano.
Tuttavia, le autorità libanesi stimano che il numero reale sia più vicino a 1,5 milioni di persone, oltre ai circa 480.000 rifugiati palestinesi che vivono nel Paese. La maggiore concentrazione di rifugiati siriani si trova nella Valle della Bekaa (est), vicino al confine con la Siria.