
Il Ministero della Sanità libanese ha registrato 532 infezioni da colera da quando, il mese scorso, è scoppiata la prima epidemia di colera nel Paese in 30 anni, anche se il bilancio delle vittime è rimasto stabile a 18 negli ultimi 13 giorni e il numero di persone ricoverate in ospedale continua a diminuire di giorno in giorno, passando da 62 a 60 da sabato scorso.
Gli undici nuovi casi segnalati nelle ultime 24 ore continuano a evidenziare la gravità di un’epidemia che ha spinto le autorità libanesi a lanciare martedì una campagna di vaccinazione di tre settimane, in concomitanza con il ricevimento di 600.000 dosi di vaccino offerte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dal Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF).
La campagna di vaccinazione contro il colera è iniziata sabato mattina a Bekaa e Akkar, nel nord del Libano, due delle città più colpite, e continuerà per i prossimi 18 giorni.
Circa 200 persone, tra personale amministrativo e infermiere, equipaggiate dalla Croce Rossa Libanese (LRC), sono state dispiegate in mattinata in diversi villaggi dell’Akkar, dove la vaccinazione sarà effettuata secondo un programma stabilito dal Ministero della Salute, in coordinamento con il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) e l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).
Inoltre, giovedì le Nazioni Unite hanno annunciato lo stanziamento di 9,5 milioni di dollari (una cifra simile in euro) per sostenere gli sforzi del Paese contro il colera con un pacchetto di aiuti che andranno in parte alle operazioni nazionali di OMS, UNICEF, UNHCR e altre ONG.
Le autorità ricordano che la crisi non è ancora finita, soprattutto nelle aree più colpite, ad Akkar e nel nord, e in misura minore nel Monte Libano, nella Valle della Bekaa e a Baalbek-Hermel, soprattutto perché il Ministero della Salute libanese sta monitorando circa 2.200 possibili casi sospetti ancora da confermare.