
Venerdì la Germania ha annunciato che si ritirerà dal Trattato sulla Carta dell’Energia (TCE), un’iniziativa dalla quale si sono ritirati anche Paesi come Francia, Paesi Bassi e Polonia per aver ostacolato gli obiettivi climatici fissati a Parigi.
«Stiamo costantemente allineando la politica commerciale con la protezione del clima e pertanto ci ritiriamo dal Trattato sulla Carta dell’Energia», ha dichiarato Franziska Brantner, Segretario di Stato presso il Ministero dell’Economia e della Protezione del Clima, sul suo profilo Twitter ufficiale.
In un altro messaggio sullo stesso social network, ha sottolineato che si tratta di una mossa «importante» per Berlino, in quanto si inserisce nel contesto della 27ª Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP27) in Egitto.
«Inoltre, siamo seriamente intenzionati a diversificare e vogliamo stabilire rapidamente partenariati con il Cile e il Messico che consentano un commercio libero ed equo», ha dichiarato, aggiungendo che la Germania ratificherà l’Accordo economico e commerciale globale tra l’UE e il Canada, approfondendo allo stesso tempo la cooperazione con gli Stati Uniti.
Da parte sua, il vice-capogruppo parlamentare dei Liberi Democratici, Lukas Koehler, ha spiegato che «di fronte alla crescente minaccia dei regimi autoritari, dobbiamo rafforzare le relazioni economiche con i nostri alleati della comunità di valori occidentale», secondo quanto riportato da Bloomberg.
Andreas Audretsch, eurodeputato dei Verdi, ha sottolineato che «le numerose richieste di miliardi dimostrano fino a che punto il Trattato sulla Carta dell’Energia ostacola la protezione del clima», come riportato da Bloomberg.
Il TCE consente alle aziende energetiche, in particolare a quelle che si occupano di combustibili fossili, di citare in giudizio i Paesi se ritengono che la legislazione sia contraria ai loro interessi. Il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) delle Nazioni Unite ha definito il trattato un «serio ostacolo alla mitigazione del cambiamento climatico».