Un gruppo di oltre 225 parlamentari iraniani ha chiesto ai tribunali di emettere condanne a morte contro i partecipanti alle recenti proteste nel Paese per la morte in custodia di Mahsa Amini, una donna arrestata perché avrebbe indossato il velo in modo scorretto, e li ha paragonati a membri del gruppo terroristico dello Stato Islamico.
La dichiarazione, letta dal deputato Ahmad Amirabadi Farahani e firmata da 227 dei 290 parlamentari, definisce i manifestanti «mohareb», equivalente a guerriero ma anche a «nemico di Dio», che in Iran comporta la pena di morte.
I firmatari hanno denunciato che «gli Stati Uniti e altri nemici hanno istigato e organizzato» le proteste, anche «finanziando e fornendo armi» ai manifestanti. «Alcuni teppisti hanno ucciso civili e membri delle forze di sicurezza, causando il martirio di decine di persone», hanno dichiarato.
«Noi, rappresentanti di questa nazione, chiediamo alle autorità, compreso l’apparato giudiziario, di occuparsi al più presto di questi ‘mohareb’ che, come lo Stato Islamico, hanno attaccato con le armi le vite e le proprietà (della popolazione) e di emettere un mandato divino e di vendicarsi», hanno sottolineato.
Secondo l’agenzia di stampa iraniana FARS, hanno invitato la magistratura ad «agire con decisione contro alcuni politici che hanno provocato i responsabili dei disordini», plaudendo al lavoro delle forze di sicurezza.
Hanno osservato che «gli Stati Uniti e gli altri nemici dell’Iran hanno subito sconfitte consecutive» nella regione, compresi i conflitti «in Siria, Iraq, Palestina, Libano e Yemen», prima di chiudere la sessione con canti di «Morte all’America», «Morte agli ipocriti» e «Morte ai sediziosi».
La repressione delle proteste per la morte di Amini, che includono richieste di caduta del regime iraniano, ha finora causato la morte di oltre 300 persone, ha dichiarato sabato l’organizzazione non governativa Iran Human Rights (IHR).