Hong Kong ospiterà da lunedì il macro processo a 47 manifestanti pro-democrazia con l’accusa di cospirazione e sovversione per il loro ruolo nell’organizzazione di un’elezione primaria nel luglio 2020 per eleggere i candidati parlamentari alle fallite elezioni di settembre.
Si tratta della più grande operazione ai sensi della Legge sulla sicurezza nazionale cinese da quando la misura è entrata in vigore il 30 giugno 2020. La maggior parte degli imputati, tra cui gli ex parlamentari Claudia Mo e Leung Kwok Hung, il giurista Benny Tai e il leader studentesco Joshua Wong, rischia un massimo di ergastolo. Il caso risale al gennaio 2021, quando la maggior parte di loro è stata arrestata e due mesi dopo sono state formulate le prime accuse. Da allora, circa 30 di loro sono detenuti senza cauzione, come previsto dalla nuova Legge sulla sicurezza di Pechino.
Più di 600.000 hongkonghesi si sono recati alle urne indette dal movimento politico pro-democrazia nel luglio 2020, considerato illegale dalle autorità, i cui risultati dovevano essere utilizzati per scegliere i candidati alle elezioni del Consiglio legislativo di settembre, infine rinviate a causa della crisi pandemica.
L’obiettivo di queste primarie era ottenere una maggioranza di 35 seggi o più per le elezioni di settembre, con cui porre il veto ai bilanci del governo di Hong Kong, che le ha definite illegali e ha squalificato dodici dei candidati, tra cui la personalità mediatica Wong, in carcere dal novembre 2019 dopo essersi dichiarata colpevole di aver partecipato alle proteste non autorizzate fuori da una stazione di polizia nel giugno dello stesso anno.
Il processo dovrebbe durare almeno 90 giorni, anche se non è l’unico che si terrà quest’anno in relazione a presunte violazioni della Legge sulla sicurezza nazionale.
A settembre, il magnate dei media Jimmy Lai, fondatore del defunto «Apple Daily», dovrà affrontare un processo per presunta collaborazione con potenze straniere per emettere sanzioni economiche contro Hong Kong e la Cina.
Fonte: (EUROPA PRESS)
