La Missione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite sulla Libia ha criticato domenica le autorità libiche per il loro «silenzio inaccettabile» sulle vittime delle violazioni dei diritti umani e le ha invitate a informare le famiglie delle indagini in corso.
I membri della Missione hanno incontrato a Tripoli, dal 23 al 26 gennaio, vittime e rappresentanti che hanno fornito testimonianze relative a esecuzioni extragiudiziali, torture, arresti arbitrari, sparizioni forzate, traffico di esseri umani, sfollamento interno, esistenza di fosse comuni e obitori con cadaveri a cui le famiglie non hanno accesso.
Le vittime «attendono da troppo tempo giustizia» e le autorità libiche «devono condividere con loro le informazioni sui loro cari», ha dichiarato la Missione in una dichiarazione a seguito della sua ultima visita nel Paese.
Chiede «misure decise per fornire giustizia e risarcimento al gran numero di vittime che hanno subito violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale» e rimprovera che si tratta di «una situazione che si protrae da molto tempo».
«Le famiglie delle vittime attendono da troppo tempo giustizia», ha dichiarato il presidente della Missione, Mohammad Auajjar. Alla missione partecipano anche gli esperti di diritti umani Tracy Robinson e Chaloka Beyani.
«Le autorità libiche devono condividere con loro le informazioni sui loro cari, incontrarli e dare loro delle risposte. Il silenzio è inaccettabile», ha ribadito Auajjar, che ha anche chiesto «risposte sullo stato delle molteplici indagini sulle gravi violazioni dei diritti umani», senza ottenere «alcuna risposta soddisfacente».
DETENZIONI ARBITRARIE Gli esperti si sono rammaricati di non aver potuto incontrare il Procuratore generale libico per ottenere informazioni sui numerosi casi presentati dalle vittime nell’ambito del mandato della sua indagine.
«Le autorità statali che abbiamo incontrato ci hanno parlato dei loro sforzi per rafforzare lo stato di diritto, ma questi sforzi non sono riusciti a garantire giustizia alle vittime e alle loro famiglie», ha dichiarato Robinson. «Quando le vittime hanno parlato con noi, si è potuto notare il profondo senso di perdita. Il loro desiderio di giustizia è rimasto insoddisfatto, in molti casi per anni», ha aggiunto.
Gli esperti hanno inoltre lamentato il mancato accesso delle autorità alle carceri e ai centri di detenzione del Paese, nonostante le ripetute richieste.
La detenzione arbitraria in Libia si è diffusa come strumento di repressione e controllo politico, il che spiega perché migliaia di persone sono private della libertà, spesso in condizioni precarie, senza un giusto processo o accesso alla giustizia», ha dichiarato Chaloka Beyani.
Gli esperti hanno chiesto ai funzionari libici di rilasciare immediatamente Iftijar Budra, una donna arrestata a Bengasi quattro anni fa in seguito a commenti critici espressi sui social media sulla militarizzazione dell’Est. Budra sarebbe gravemente malata e la sua famiglia dice che non le è stato permesso di visitarla per otto mesi.
La Missione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite sulla Libia è stata istituita dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite nel giugno 2020 con il mandato di indagare sulle presunte violazioni e abusi dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario commessi in Libia dal 2016.
Fonte: (EUROPA PRESS)