La Direzione delle indagini penali (DCI) del Kenya ha annunciato domenica l’avvio di un’indagine per determinare la validità di un documento presentato dal movimento di opposizione Azimio la Umoja, guidato dall’ex primo ministro Raila Odinga, che accusa l’attuale presidente del Paese, William Ruto, di aver commesso dei brogli nelle elezioni del 9 agosto scorso.
Il caso è nelle mani del capo della DCI, Mohamed Amin, che è ora incaricato di stabilire se il dossier presentato dal movimento possa contenere «falsificazioni» nelle sue accuse contro la Commissione elettorale indipendente, accusata di favorire l’attuale presidente e vincitore delle elezioni.
Odinga sostiene che il rapporto contiene informazioni veritiere fornite da un «confidente» della Commissione, che «riflette il vero risultato delle elezioni», come riporta l’edizione domenicale del quotidiano «The Nation».
Il leader dell’opposizione ha conquistato la folla in diverse città del Paese fino al comizio finale di domenica nella capitale Nairobi, dove ha ribadito che il suo partito ha vinto «con oltre due milioni di voti».
«Azimio rimane fermo nella sua lotta per i milioni di kenioti che ci hanno dato una vittoria decisiva. Il regime guidato da Ruto deve andarsene – nessuna stretta di mano, nessun accordo, nessuna intesa, nessun ritiro!» ha dichiarato Odinga in un messaggio sul suo account Twitter.
Non è la prima volta che Odinga, sostenuto dal presidente uscente Uhuru Kenyatta, ha respinto i risultati delle elezioni in cui Ruto ha vinto con il 50,5% dei voti, sostenendo che ci siano stati dei brogli. Si è inoltre rifiutato di partecipare all’insediamento del suo successore, avvenuto il 13 settembre.
A settembre, la Corte Suprema del Kenya ha respinto i ricorsi dell’opposizione e ha approvato la vittoria di Ruto, fino a quel momento vicepresidente e distante da Kenyatta per le continue tensioni degli ultimi anni.
La scorsa settimana Ruto ha denunciato l’esistenza di un complotto per rapire e assassinare il capo della Commissione elettorale, Wafula Chebukati, dopo la ratifica della sua vittoria alle elezioni presidenziali della scorsa estate.
«È stato un periodo duro, freddo e solitario, le minacce erano grandi, ma le ricompense promesse sono state abbondanti», ha detto, prima di incolpare «il sistema» per il presunto complotto per assassinare Chebukati.
Fonte: (EUROPA PRESS)