Il primo ministro lettone Krisjanis Karins ha dichiarato che, pur sostenendo i giornalisti russi in esilio che lavorano in Lettonia, essi devono rispettare la legge, in linea con la revoca della licenza della TV indipendente Rain per presunte violazioni della legge sui media.
«Sosteniamo i giornalisti russi che lavorano in esilio e che non sono fedeli alle autorità russe, ma quando lavorano in Lettonia, tutti devono rispettare la legge», ha dichiarato Karins, pur ammettendo di non conoscere il rapporto pubblicato martedì dal Consiglio nazionale dei media (NEPLP).
Karins ha sottolineato, tuttavia, che la Lettonia è uno Stato di diritto, per cui sia i media che qualsiasi altro mezzo di comunicazione che si senta leso in futuro può «andare in tribunale» per risolvere eventuali controversie.
Negli ultimi anni, il canale si è fatto conoscere per le sue critiche al governo del presidente Vladimir Putin e, più recentemente, per la sua posizione contro l’invasione dell’Ucraina.
Nonostante questo contesto, martedì il direttore del NEPPL Ivars Abolinis ha giustificato la cancellazione della trasmissione con una presunta minaccia alla sicurezza nazionale e all’ordine pubblico, ricorda il portale di notizie baltico Delfi.
Secondo il NEPLP, la chiusura è stata motivata da alcuni contenuti del canale, che avrebbero mostrato la Crimea come parte del territorio russo in un grafico e dalla presunta simpatia mostrata da un presentatore nei confronti dell’esercito russo, descrivendolo come «nostro».
Il canale ha smentito e ha ricevuto il sostegno dell’ONG Reporter senza frontiere (RSF), che ha criticato la misura, definendo «ingiuste» e «assurde» le accuse mosse dalla commissione lettone sui media.
Le espressioni di solidarietà sono arrivate anche da uno dei critici più accaniti del Cremlino, Alexei Navalni, che ha sottolineato il «lavoro senza compromessi» della rete contro la guerra iniziata da Putin. «È diventata una fonte di verità per milioni di russi», ha sottolineato.
Il portale di notizie Meduza – che ha dovuto trasferire la propria sede da Mosca a Riga, la capitale lettone, a causa delle sue critiche al governo russo – ha definito la decisione «ingiusta, sbagliata e irragionevole».