
I risultati delle elezioni del 20 novembre in Nepal hanno lasciato un parlamento fortemente diviso, con il Congresso nepalese (NC) al governo a cui mancano due seggi per raggiungere la maggioranza, mentre il Partito Comunista all’opposizione sta cercando di stringere nuove alleanze con altre forze minoritarie e indipendenti per raggiungere i 91 seggi necessari per assumere il controllo.
L’NC del primo ministro Sher Bahadur Deuba è stata la forza più votata con 89 dei 275 seggi in parlamento, conquistando quasi trenta seggi in più rispetto alle ultime elezioni. Mentre le due forze comuniste – il Marxista Leninista Unificato e il Centro Maoista – sono arrivate seconda e terza.
I risultati hanno mostrato una sorprendente ascesa del Partito Nazionale Indipendente (Swatantra), una nuova forza politica nepalese fondata dall’ex presentatore televisivo Rabi Lamichhane, che sembra aver colto parte del malcontento diffuso dopo aver conquistato 20 seggi.
La seconda opzione più votata è il Partito Nazionale Democratico (Rastriya Prajatantra), con tredici seggi, un partito che sostiene il ripristino della monarchia indù nel Paese, abolita nel 2008, sette anni dopo il massacro reale compiuto dai suoi stessi membri.
Questi risultati rischiano di prolungare ulteriormente l’instabilità politica di questa piccola nazione circondata dai due grandi colossi del continente asiatico, Cina e India, che dal 2008 ha visto succedersi una dozzina di governi.
La Commissione elettorale ha impiegato quasi tre settimane per terminare il conteggio manuale dei voti a causa dei ritardi nel trasporto delle urne, delle accuse di brogli elettorali e delle repliche in alcune circoscrizioni.






