Andy Biggs, deputato di estrema destra dell’Arizona, ha annunciato che correrà per la candidatura del Partito Repubblicano alla guida della Camera bassa degli Stati Uniti, nonostante la sua precedente sconfitta nelle votazioni interne, in un momento in cui la nomina di Kevin McCarthy non è del tutto chiara.
«È tempo di una nuova leadership alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti», ha annunciato Biggs, che ha accusato McCarthy di essere stato «creato, elevato e mantenuto» dal sistema.
«La gente è felice che il regno di estrema sinistra della Presidente della Camera Nancy Pelosi stia per finire (…) Eleggeremo un repubblicano di establishment come leader?», chiede Biggs, secondo cui i democratici sono favorevoli all’opzione rappresentata da McCarthy.
Biggs ha accusato McCarthy di essere influenzato dalla Casa Bianca su questioni come l’approvazione dei bilanci, gli attacchi all’ex presidente Donald Trump e persino il suo presunto sostegno a Liz Cheney, caduta in disgrazia. «È stato solo quando lei lo ha messo pubblicamente in imbarazzo che lui ha appoggiato la sua estromissione», ha detto.
Il 3 gennaio è previsto il voto della Camera dei Rappresentanti per eleggere il nuovo speaker di una legislatura in cui i repubblicani hanno ottenuto una maggioranza risicata che potrebbe scatenare una rissa interna al partito se non riuscisse a produrre un candidato che ottenga almeno 218 voti.
Attualmente, McCarthy può permettersi di perdere solo quattro voti repubblicani al voto di gennaio. Il mese scorso, quando ha sconfitto Biggs alle primarie repubblicane, ha ottenuto 188 voti ma ne ha persi 31. Ora, con la candidatura di Biggs, i suoi detrattori possono votare per questa alternativa alla guida di una Camera dei Rappresentanti in cui i repubblicani detengono 222 seggi.
Nel caso in cui McCarthy non riesca a raggiungere i 218 voti necessari al primo scrutinio, altrettanti saranno trattenuti fino a quando non lo farà qualcun altro, un caso che va avanti da circa un secolo, riporta la CNN.
Il secondo repubblicano della Camera dei Rappresentanti, Steve Scalise, ha dichiarato che non sta speculando sulla possibilità di candidarsi se McCarthy non otterrà il sostegno necessario ed è fiducioso che prima del 3 gennaio il partito sarà in grado di risolvere tutte le sue controversie interne.
Per il rappresentante del Texas Tony Gonzales, sostenitore di McCarthy, tutto questo non è altro che «teatro», mentre Chip Roy, uno di questi repubblicani dell’ala dura, ritiene che questa fazione del partito abbia tutto il diritto di fare pressione su McCarthy per raggiungere i suoi obiettivi.
«Non è una novità nella nostra storia. È normale, stiamo facendo un dibattito, proprio come, tra l’altro, hanno fatto i Democratici l’ultima volta», ha detto Roy, ricordando l’iniziale scetticismo di alcuni all’interno del Partito Democratico per la successiva Presidente della Camera, Nancy Pelosi.