
Il Museo Horniman di Londra ha iniziato lunedì il processo di restituzione alla Nigeria, luogo di origine, dei manufatti del XIX secolo saccheggiati dalle truppe britanniche.
La galleria, situata nel sud-est di Londra, restituirà un totale di 72 oggetti, dopo una cerimonia formale svoltasi lunedì sera alla presenza dei reali nigeriani, che ne trasferirà incondizionatamente la proprietà alla Nigeria.
L’Horniman è il primo museo del Regno Unito a compiere ufficialmente questo passo.
Il capo della Commissione nazionale nigeriana per i musei e i monumenti, Abba Tijani, ha dichiarato alla BBC che la consegna dei manufatti saccheggiati è stata «un grande giorno» e ha detto di sperare che altri musei siano incoraggiati dall’esempio di Horniman, come riporta The Guardian.
In particolare, Tijani ha detto che presto potrebbe essere raggiunto un accordo con il British Museum, che possiede 900 oggetti e ha una grande percentuale di oggetti beninesi.
Da parte sua, il direttore dell’Horniman, Nick Merriman, ha spiegato che dopo un’indagine dettagliata «non c’erano dubbi sul fatto che fossero stati saccheggiati, quindi c’era un argomento morale per la loro restituzione».
«Penso che stiamo assistendo a una svolta non solo per quanto riguarda la restituzione e il rimpatrio, ma anche per il riconoscimento da parte dei musei della loro storia coloniale, che è una storia migliore», ha aggiunto Merriman, come riportato dalla BBC.
Nonostante queste dichiarazioni, il direttore del museo ha sottolineato che il suo museo ha potuto rimuovere gli oggetti dalla collezione perché è un’organizzazione di beneficenza, mentre quelli che non lo sono sono soggetti a una legislazione che impedisce loro di intraprendere tale azione.
Al British Museum, infatti, il Parlamento vieta di «ritirare l’accesso» agli oggetti delle sue collezioni, tranne che in circostanze molto specifiche.
Le opere d’arte del Benin furono rimosse con la forza nel 1897 nell’ambito di una spedizione militare britannica. L’esercito britannico occupò quindi la città di Benin, nell’attuale territorio nigeriano.
Il Paese africano aveva rivendicato i pezzi perché ritiene che «gli oggetti siano stati acquisiti con la forza».






