Almeno 19 persone sono state arrestate lunedì nell’ambito dello sciopero degli autotrasportatori che ha causato attriti interni al settore e con il governo cileno, che ha deciso di firmare un accordo con alcune associazioni, lasciandone fuori altre.
La Confederación de Transportistas Fuerza del Norte del Paese ha iniziato lunedì scorso uno sciopero a tempo indeterminato per protestare contro il rincaro del carburante e l’insicurezza sulle strade, dopo che tre mesi fa i camionisti avevano chiesto al ministro delle Finanze di porre fine all’aumento dei prezzi.
L’esecutivo cileno ha concordato domenica dieci punti con la Confederazione Nazionale del Trasporto Merci del Cile (CNTC) e FedeQuinta, mentre Camioneros del Sur e Fuerza del Norte restano per ora fuori dal patto.
La portavoce del governo cileno, Camila Vallejo, ha dichiarato lunedì che il governo di Gabriel Boric «si avvarrà delle leggi a sua disposizione» affinché «nessun cittadino» sia «colpito» dalle interruzioni, come riportato dal canale T13.
Vallejo ha preso le distanze dalle dichiarazioni del ministro dell’Agricoltura, Esteban Valenzuela, e ha sottolineato che l’obiettivo è quello di «curare gli interessi generali» della popolazione, assicurando che l’Esecutivo «non sarà disponibile» se verranno presentate «richieste impossibili da soddisfare per lo Stato».
Valenzuela aveva già alzato i toni all’interno del governo cileno, spiegando che «con la sicurezza alimentare non si scherza» e che in Cile hanno avuto «una settimana da incubo».
«Qui abbiamo dato il massimo contributo da parte del governo in un momento molto difficile per stabilizzare i prezzi del carburante e siamo disponibili, come hanno detto tutti gli attori, a continuare il dialogo con coloro che sono stati lasciati indietro». Ma coloro che non sono in causa dovrebbero lasciar perdere la loro imbecillità, perché stanno causando danni al Paese», ha dichiarato, secondo quanto riportato dal quotidiano «La Tercera».