
La Corte Suprema del Perù ha stabilito lunedì che il presidente del Paese, Pedro Castillo, può essere indagato dalla Procura della Repubblica, respingendo un ricorso presentato dalla difesa del presidente per essere escluso dalle indagini sul caso Puente Tarata.
Pertanto, in seguito alla decisione della Corte Suprema, la Procura peruviana continuerà a indagare su Castillo per presunti reati di organizzazione criminale, traffico di influenze e collusione aggravata, secondo quanto riportato dalla radio locale RPP.
La difesa di Castillo ha presentato le sue accuse sostenendo che il presidente non può essere processato perché gode dell’immunità in quanto capo di Stato. Il capo della Procura, Patricia Benavides, ha presentato una denuncia costituzionale contro il presidente davanti al Congresso della Repubblica per il suo presunto coinvolgimento in un caso di corruzione.
Secondo la Procura, Castillo sarebbe a capo di un’organizzazione criminale attiva nel Ministero dei Trasporti e delle Comunicazioni in complicità con l’ex ministro di questo portafoglio, Juan Silva, oltre che con funzionari delle Provías Nacional e delle Provías Descentralizado, dell’Ufficio Presidenziale e con imprenditori e terzi, per favorire il consorzio del Ponte Tarata III e altre imprese nelle gare d’appalto pubbliche.
In seguito a questa accusa, Castillo ha affermato di essere vittima di una persecuzione politica, denunciando al contempo una «nuova forma di colpo di Stato». «In Perù abbiamo una Procura politica che, lungi dal processare i veri criminali, sta processando il governo che è stato legittimamente eletto dal popolo», ha dichiarato il presidente.






