I ministri degli Interni di Italia, Malta e Cipro, insieme al responsabile della migrazione e dell’asilo di Atene, hanno inviato sabato una lettera congiunta alle autorità europee per chiedere che vengano prese le misure necessarie per coordinare le azioni di salvataggio nel Mediterraneo.
Nel testo, i quattro sottolineano che, in quanto Paesi di primo ingresso in Europa, attraverso la rotta del Mediterraneo centrale e orientale, «sopportano il peso maggiore di questi flussi migratori», pur rispettando gli obblighi internazionali e le norme dell’Unione europea.
Per questo motivo, sottolineano la lentezza del meccanismo di ricollocazione dei migranti tra tutti gli Stati membri e denunciano che l’esiguo numero di impegni firmati in questo senso rappresenta una «frazione molto piccola» del numero reale di arrivi irregolari ricevuti dall’inizio dell’anno, secondo quanto riportato da «La Repubblica».
«Finora il meccanismo si è dimostrato lento nel raggiungere il suo obiettivo dichiarato di alleviare l’onere a cui tutti noi, in quanto Stati membri in prima linea, siamo costantemente esposti, dato che finora è stato effettuato solo un numero ridotto di trasferimenti», sostengono nella lettera.
I quattro Paesi mediterranei hanno definito questa situazione «deplorevole e deludente» in un momento in cui i loro territori stanno affrontando una «crescente pressione migratoria» che «mette a dura prova i loro sistemi di asilo e accoglienza», come denunciano.
Inoltre, sostengono che mentre si sta raggiungendo un accordo su un nuovo meccanismo di condivisione degli oneri «efficace, equo e permanente», questi Paesi non possono rappresentare gli unici «punti di approdo europei per gli immigrati clandestini».
Chiedono alla Commissione europea e al Consiglio europeo di avviare urgentemente un dibattito sul coordinamento di queste operazioni, per garantire che «le imbarcazioni private rispettino le convenzioni pertinenti e le altre normative applicabili e che tutti gli Stati di bandiera si assumano le proprie responsabilità in conformità ai loro obblighi internazionali».
Nel testo si fa anche riferimento specifico alle navi delle ONG, osservando che «il modus operandi di queste navi private non è in linea con lo spirito del quadro giuridico internazionale sulle operazioni di ricerca e salvataggio, che deve essere rispettato». Essi sostengono che ogni Stato dovrebbe essere in grado di esercitare la propria giurisdizione e il proprio controllo sulle navi che arrivano sulle sue coste.
La lettera fa seguito ai problemi diplomatici tra Roma e Parigi in merito alla nave dell’ONG SOS Méditerranée, la «Ocean Viking», che ha finalmente raggiunto il porto francese di Tolone, dopo che il governo georgiano aveva rifiutato di farla sbarcare. Una decisione che ha spinto le autorità francesi ad annunciare la sospensione del piano di accoglienza di 3.500 rifugiati arrivati in Italia.
