
Domenica il governo iraniano si è scagliato contro il cancelliere tedesco Olaf Scholz, avvertendo che i suoi commenti sulle proteste che stanno attraversando il Paese causeranno «danni a lungo termine» alle relazioni diplomatiche.
Il portavoce del Ministero degli Esteri, Nasser Kanaani, ha definito i commenti di Scholz «provocatori, invadenti e poco diplomatici», che sabotano le storiche relazioni tra i due Paesi.
«Raccomandiamo al governo tedesco di trovare un modo per tornare alla discrezione per evitare ulteriori interruzioni delle relazioni bilaterali», ha dichiarato Kanaani, il cui governo ha scagionato le forze di sicurezza e ha attribuito la maggior parte delle proteste alle azioni di potenze straniere.
In un podcast, Scholz ha criticato aspramente la gestione da parte del governo iraniano delle proteste per la morte in custodia della giovane Mahsa Amini, che secondo le ONG hanno causato circa 330 morti nella repressione.
«Che razza di governo è quello che spara sul proprio popolo?», ha chiesto Scholz, aggiungendo che chiunque agisca in questo modo deve aspettarsi una resistenza.
In mezzo alle critiche provenienti dall’estero, il parlamento iraniano ha anche smentito la notizia di una richiesta della maggioranza dei deputati di pene più severe per i manifestanti detenuti in Iran.
«La lettera di 227 deputati citata dai media rappresenta documenti falsi e pertanto le notizie a riguardo sono smentite», ha annunciato il Parlamento in un comunicato stampa diramato oggi.
Secondo l’agenzia di stampa Fars, che ha citato la dichiarazione, alcuni parlamentari avevano chiesto solo dure punizioni per coloro che erano coinvolti nelle uccisioni e negli spargimenti di sangue durante le rivolte.
La settimana scorsa, 227 deputati su 290 hanno rilasciato una dichiarazione in cui accusavano i manifestanti in tutto il Paese di «guerra contro Dio» e chiedevano che la magistratura emettesse sentenze adeguate, secondo quanto riportato dai media.
La legge islamica stabilisce che l’accusa di «guerra contro Dio» può comportare la pena di morte, ed è così che la dichiarazione del Parlamento iraniano è stata interpretata all’estero.
Gli osservatori del Paese hanno considerato la dichiarazione del governo sulla presunta falsificazione come un’inversione di tendenza.
La smentita viene vista come un tentativo di ritrattare l’appello alla condanna a morte dei manifestanti, condannato con la massima fermezza sia in Iran che all’estero da politici come il cancelliere tedesco Scholz.
Dal 2020 il parlamento iraniano è dominato dagli integralisti, noti per le loro decisioni spesso radicali.