
Nelle ultime ore, l’esercito congolese e il gruppo ribelle del Movimento del 23 marzo (M23) hanno esteso l’area dei combattimenti nella provincia del Nord Kivu, nell’est del Paese, sempre più vicino alla capitale Goma, dove nelle ultime settimane sono arrivate decine di migliaia di persone per sfuggire agli scontri.
Fonti di Radio France Internationale (RFI) hanno confermato che i combattimenti hanno raggiunto il territorio di Nyiragongo, a sud di Rutshuru, per la prima volta dallo scorso maggio, e hanno anche confermato alcuni colpi di arma da fuoco nei pressi di Kibumba, a circa venti chilometri a nord di Goma.
Le associazioni della società civile delle località colpite hanno lanciato l’allarme e hanno chiesto direttamente l’apertura di un corridoio umanitario per 72 ore a partire da domenica, secondo un comunicato dei gruppi della società civile di Rumangabo, riportato dalla radio internazionale francese.
Secondo le Nazioni Unite, 188.000 persone sono fuggite dalle loro case dal 20 ottobre, per un totale di quasi 240.000 dall’inizio di questo ultimo conflitto, che ha provocato una crisi diplomatica tra la RDC e il Ruanda per il presunto sostegno di Kigali al gruppo armato – che le autorità ruandesi negano – e l’intervento di una forza di supporto keniota.
Nel frattempo, gli sforzi di mediazione continuano con la visita dell’ex presidente keniota Uhuru Kenyatta nella RDC domenica, dopo gli incontri di sabato tra il presidente angolano Joao Lourenço e il suo omologo congolese, Félix Tshisekedi. Lourenço aveva visitato il presidente ruandese Paul Kagame il giorno precedente.
«Non possiamo entrare nei dettagli delle discussioni che hanno avuto luogo a Kigali, così come di quelle che hanno avuto luogo a Kinshasa. Ma vi assicuriamo che i capi di Stato continueranno a lavorare», ha dichiarato il ministro degli Esteri angolano Tété Antonio.






