Il leader dell’opposizione pakistana Imran Jan ha annunciato che la «lunga marcia» su Islamabad riprenderà martedì prossimo dallo stesso punto in cui è stato colpito giovedì scorso a Wazirabad.
«Abbiamo deciso che la marcia riprenderà martedì dallo stesso luogo di Wazirabad dove io e altre undici persone siamo stati colpiti e dove (Shahim) Moazzam è stato ucciso», ha dichiarato Jan in una conferenza stampa all’ospedale di Lahore, dove è ancora ricoverato dopo essere stato colpito quattro volte a entrambe le gambe, secondo quanto riporta il quotidiano pakistano Dawn.
«Da qui partirò per la marcia e in 10-14 giorni, a seconda della velocità, raggiungeremo la città gemella di Islamabad, Rawalpindi», ha detto. A quel punto Jan si unirà alla «lunga marcia» per guidarla.
Jan ha accusato il governo e un generale dell’esercito di essere coinvolti nell’attentato. Il Primo Ministro Shehbaz Sharif ha chiesto sabato l’istituzione di una commissione d’inchiesta giudiziaria.
Ha accolto con favore l’istituzione di tale commissione, ma ha avvertito che «un’indagine equa e imparziale è impossibile» e ha sottolineato che le sue critiche e le sue accuse contro individui specifici non erano una critica all’esercito come istituzione.
«Sono sorpreso che l’ufficio stampa dei servizi segreti dell’IS abbia risposto dicendo che Imran Jan ha colpito l’intero esercito accusando un solo ufficiale», ha detto.
Jan ha dichiarato di essere vittima di una cospirazione da parte del governo e dei servizi segreti dell’esercito, con i quali è ai ferri corti fin dalla mozione di sfiducia che lo ha estromesso dal potere nell’aprile di quest’anno.
L’attentato è avvenuto durante la «lunga marcia» sulla capitale, Islamabad, in cui migliaia di sostenitori protestano contro la squalifica di Jan per presunte pratiche di corruzione. Queste marce su Islamabad sono diventate uno strumento politico tradizionale in Pakistan, con cui l’opposizione impone un cambio di governo attraverso mobilitazioni di massa.