
Venerdì il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha criticato il suo omologo statunitense, Joe Biden, per le sue dichiarazioni sulla «liberazione dell’Iran» e ha nuovamente definito gli Stati Uniti «il Grande Satana», nell’ambito delle manifestazioni che si sono svolte nel Paese in occasione della presa di possesso dell’ambasciata statunitense nella capitale Teheran nel 1979.
«Il presidente degli Stati Uniti ha balbettato qualche parola in un momento di distrazione affermando che sta cercando di liberare l’Iran. Signor Presidente, l’Iran è stato liberato 43 anni fa dalla prigionia e non sarà mai più la vostra vacca da mungere», ha detto Raisi, aggiungendo che «oggi il simbolo dell’arroganza è la casta al potere negli Stati Uniti».
Giovedì, durante un discorso nello Stato della California, Biden ha affermato che gli Stati Uniti «libereranno» l’Iran. «Non preoccupatevi, libereremo l’Iran. Si libereranno molto presto», ha detto, in un apparente riferimento alle proteste antigovernative seguite alla morte, a settembre, di una donna arrestata a Teheran perché avrebbe indossato il velo in modo scorretto.
In risposta, Raisi ha affermato che «l’arroganza cerca di distruggere molte nazioni e popoli del mondo e mette in pericolo i loro interessi materiali e spirituali per raggiungere i propri interessi», lodando al contempo il sequestro dell’ambasciata statunitense. «Senza di essa, la lotta contro l’arroganza sarebbe incompleta», ha affermato, secondo l’agenzia di stampa iraniana Mehr.
Il leader iraniano ha inoltre sottolineato che le nuove generazioni iraniane hanno nei confronti degli Stati Uniti «le stesse posizioni» espresse durante la Rivoluzione islamica, ribadendo che il Paese «non si farà intimidire da sanzioni e minacce», che «non danneggeranno il cammino della nazione iraniana verso il progresso».
«Pensano davvero che ci fermeranno con minacce e sanzioni?», ha chiesto. «Stanno cercando di rallentare il ritmo del movimento della nazione iraniana, ma è solo un sogno. I nostri uomini e le nostre donne non permetteranno che i loro sogni maligni si realizzino. Volevano isolare l’Iran, ma hanno fallito», ha detto Raisi.
Venerdì si sono svolte manifestazioni in tutto il Paese nell’ambito della Giornata nazionale di lotta contro l’arroganza globale, che coincide con il 43° anniversario del sequestro dell’ambasciata statunitense durante la Rivoluzione islamica del 1979.
Il sequestro dell’ambasciata è stato guidato da un gruppo di studenti che ha tenuto in ostaggio i 52 dipendenti dell’ambasciata per 444 giorni per protestare contro il sostegno di Washington al regime dello Scià e la sua interferenza negli affari del Paese. I due Paesi hanno interrotto le relazioni diplomatiche e da allora non le hanno più riprese.
Le tensioni tra Washington e Teheran sono aumentate da quando gli Stati Uniti si sono ritirati nel 2018 dall’accordo nucleare del 2015 e si sono riaccese nel gennaio 2020 dopo che l’esercito statunitense ha ucciso il capo delle Guardie rivoluzionarie Quds Force, Qasem Soleimani, in un bombardamento in Iraq.