
Kenji Fujimori, fratello della tre volte candidata alle presidenziali peruviane Keiko Fujimori, ha accusato il partito da lei guidato, Fuerza Popular, di averlo portato «con cattive intenzioni» davanti al processo giudiziario per il quale rischia dodici anni di carcere per un caso di compravendita di voti noto come «Mamanivideos».
Il secondo dei figli dell’ex presidente Alberto Fujimori ha assicurato di non essere più membro di Fuerza Popular dal 2021, anno in cui è terminato il suo mandato come deputato, e di non avere alcuna intenzione di tornare nel partito «che lo ha portato davanti alla giustizia con brutti scherzi», ha dichiarato.
«Sono talmente tanti i danni e i dolori che il mio tempo in politica mi ha causato che mi sento totalmente deluso, disilluso e non voglio più sapere nulla di politica», ha detto nella sua arringa finale nel processo che chiarisce la sua partecipazione all’acquisto di voti per evitare la mozione di censura dell’ex presidente Pedro Pablo Kuczynski.
«Non potete immaginare il dolore causato alla mia famiglia, a mia moglie, a mia figlia, ai miei genitori…. Ma questo processo ha reso mia madre Susana particolarmente malata, perché dal 2018 era al mio fianco durante le sessioni a cui partecipavo e potevo vedere come la sua salute si stesse gradualmente deteriorando», ha denunciato.
Fujimori ha accusato Fuerza Popular di aver tentato di trasformarlo in un «eunuco politico» durante i quattro anni in cui è stato al Congresso, periodo in cui, secondo la Procura, ha condotto una trama di compravendita di voti e di traffico di influenze per evitare la destituzione di Kuczynski.
L’accusa si basa su video registrati da Moisés Mamani, un deputato anch’egli di Fuerza Popular, in cui si vedono Kenji Fujimori e diversi suoi collaboratori di partito offrirgli un trattamento di favore sui loro progetti in cambio del suo voto contro l’impeachment di Kuczynski.
Secondo il quotidiano peruviano «La República», la Procura chiede dodici anni di carcere, l’interdizione dai pubblici uffici e il pagamento di 130.000 soles (circa 33.600 euro).
L’ex presidente Kuczynski si è dimesso il 23 marzo 2018, pochi giorni prima che il Congresso votasse l’impeachment, a causa delle notizie diffuse dai media che lo collegavano allo scandalo di corruzione di Odebrecht.
Dopo il Brasile, il Perù è il Paese in cui lo scandalo dell’impresa edile brasiliana ha avuto maggiore risonanza. Oltre a Kuczynski, gli ultimi presidenti del Paese, Alejandro Toledo e Ollanta Humala, sono indagati per i loro presunti legami con lo schema, mentre Alan García si è suicidato nel 2019 quando stava per essere arrestato dalla polizia.