
Il governo messicano ha confermato che negli ultimi 16 anni, dal 2006, sono stati uccisi almeno 260 giornalisti, 63 dei quali durante il mandato dell’attuale presidente messicano, Andrés Manuel López Obrador.
Lo ha confermato giovedì Alejandro Encinas Rodríguez, sottosegretario per i Diritti umani, che fa parte del Ministero dell’Interno, il quale ha sottolineato che è stato durante il mandato di Felipe Calderón (2006-2012) che si è verificato il maggior numero di omicidi.
Oltre ai 63 decessi dal dicembre 2018, quando López Obrador ha prestato giuramento, ci sono stati altri 101 decessi sotto Calderón e altri 96 tra il 2012 e il 2018, quando Enrique Peña Nieto ha ricoperto la presidenza del Paese nordamericano.
Encinas Rodríguez ha anche denunciato il fatto che ancora oggi ci sono numerosi attacchi a professionisti «particolarmente legati alla criminalità organizzata, alla corruzione e alla collusione tra autorità municipali e gruppi criminali».
Tuttavia, il rappresentante messicano ha difeso il fatto che, a differenza di altri mandati, l’amministrazione di López Obrador sta combattendo a testa alta contro l’impunità di cui, secondo lui, godono gli autori di questi crimini, riporta «El Universal».
Quest’anno sono stati confermati 13 omicidi di professionisti dei media, mentre 32 persone sono state arrestate, altre 24 sono sottoposte a procedimento giudiziario e tre sono già state condannate.






