
L’ex primo ministro pakistano Imran Jan ha dichiarato mercoledì di aver indetto una marcia di massa per i sostenitori del suo partito nella capitale Islamabad, venerdì 28 ottobre, per protestare contro la sua squalifica per presunte pratiche di corruzione.
In una conferenza stampa tenutasi nella tarda serata di martedì, riportata dal quotidiano Dawn, Jan ha annunciato che sarà lui stesso a guidare una manifestazione che inizierà a Lahore, la seconda città più popolosa del Paese, alle 11:00 ora locale e terminerà a Islamabad, a circa 370 chilometri di distanza.
L’ex presidente ha avvertito che il suo viaggio si concluderà nella capitale. «La nazione verrà a Islamabad da tutto il Pakistan. Prevedo che questo sarà il più grande mare di persone nella storia del Paese», ha detto.
Jan ha chiarito che questa marcia non riguarda solo la politica, ma è una «guerra per il futuro del Pakistan». «È qualcosa che va ben oltre la politica, è una guerra per la libertà da questi ladri che si sono imposti su di noi», ha detto, prima di chiarire che si trattava di una protesta pacifica in cui non avrebbero «violato la legge».
«Abbiamo dato istruzioni a tutti di rimanere pacifici (…) Qualsiasi cosa accada a Islamabad, sarà in accordo con ciò che i tribunali ci hanno permesso di fare», ha ribadito.
Jan ha anche voluto chiarire che l’obiettivo della marcia è che la decisione su chi guiderà il Paese sia presa dai cittadini.
«Vogliamo che sia il popolo a decidere. Oggi invito l’intera nazione a decidere (…) se vogliamo seguire questo percorso per diventare un Paese libero o servire questi ladri», ha dichiarato.
La decisione della Commissione elettorale del Pakistan (ECP), valida per cinque anni, è l’ennesimo episodio della lunga crisi politica che ha come epicentro l’ex primo ministro, deposto con una mozione di sfiducia lo scorso aprile da quella che considera una cospirazione internazionale al servizio del suo grande nemico politico, l’altrettanto ex primo ministro Nawaz Sharif.
La Commissione ha aperto la porta a un’azione penale nei confronti di Jan per non aver rivelato i dettagli dei regali ricevuti da governi stranieri durante il suo periodo di potere, nonostante l’esistenza di un’istituzione specifica incaricata di incanalare queste consegne.
Jan ha reagito alla decisione affermando che il PCE lo ha squalificato in modo totalmente illegale e incostituzionale.